Europa

L’arcivescovo Baturi. «L’Europa parli di pace. No alle divisioni tra i cattolici»

Il segretario generale della Cei: l’Europa parli più di pace come chiede il nostro Consiglio dei giovani del Mediterraneo. Sulle riforme serve confronto e visione prospettica. C’è voglia di partecipazione nel mondo cattolico che «ha l’ambizione di cambiare il volto della società», spiega il segretario generale della Cei, l’arcivescovo Giuseppe Baturi. Lo testimoniano i ragazzi del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, il “laboratorio di fraternità” voluto dalla Cei che torna a riunirsi a partire da ieri facendo arrivare in Italia da venti Paesi legati al grande mare trentaquattro “under 30” rappresentanti delle Chiese del bacino. E lo dice il “popolo” delle diocesi italiane che ha partecipato alla Settimana sociale di Trieste, a cominciare proprio dai giovani che sono stati fra i protagonisti. «L’amore politico, di cui ha parlato il Papa a Trieste, deriva da una fede che non può essere intimistica – afferma l’arcivescovo di Cagliari -. Per noi, è questione di carità, non di contributo a uno schieramento politico o a un altro. Oggi c’è un deficit di speranza. Ecco perché il nostro stare dentro la realtà ha come compito anche quello di organizzare la speranza. E tutto ciò avviene in forza della nostra adesione al Vangelo. Chi racchiude in schemi politici la ricchezza delle posizioni, a volte anche plurali com’è giusto che siano, del mondo cattolico, è come se sacrificasse il più».

Forum Bce, Pomilio Blumm cura il vertice in Portogallo

(Ansa).

Ultimo giorno per il Forum annuale della Banca Centrale Europea che si svolge a Sintra, in Portogallo, e per la nona volta è organizzato dalla Pomilio Blumm: l’evento riunisce governatori di banche centrali, accademici, rappresentanti dei mercati finanziari, giornalisti ed esperti per riflettere sulle più importanti questioni di politica monetaria che le Istituzioni di tutto il mondo si trovano ad affrontare.

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European voters deal blow to Pope’s agenda on migration, climate change

(Crux. John L. Allen Jr.).

Less than a week after Pope Francis called on people to recognize migrants as “a living image of God’s people on their way to the eternal homeland,” voters across Europe dealt a potentially serious blow to that vision by rewarding far-right, anti-immigrant parties in elections for the European parliament. While mainstream, pro-EU forces are still expected to put together a governing majority, with European Commission President Ursula von der Leyen proclaiming the results show that “the center is holding,” a major storyline in the June 6-9 elections nevertheless was the strong showing of far-right parties in several nations. The results were most dramatic in France, where President Emanuel Macron’s faction was swamped by the National Rally party under Marine Le Pen, forcing Macron to dissolve parliament and call snap elections for June 30. In Austria, Germany and the Netherlands too, far-right parties scored major gains. Conversely, Green and liberal parties each lost an estimated 20 seats, with the Greens dipping from 72 seats in the current parliament to just 53 in the new one.

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Regards de l’Église sur l’Europe

(Conférence des évêques de France. Éditorial)

Que dit l’Église catholique sur l’Europe ? A l’approche des élections européennes de 2024, nous collectons quelques déclarations de l’Église catholique et des conférences épiscopales européennes sur certains thèmes communs : les migrants, l’économie, la défense, la construction européenne, l’aide au développement.

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ELEZIONI EUROPEE – Il “partito dei cattolici” è una Babele

(Il Nuovo Sismografo. Giulio Baffetti).

Dall’unità politica dei cattolici sotto il regno della Democrazia Cristiana alla polverizzazione della Terza Repubblica. All’epoca del melonismo sembra più che mai lontano il ricordo di un monolite cristiano, che riuniva tutte le sue correnti nella grande pancia della Balena bianca. Ora c’è tutto e il contrario di tutto. Come forse non era mai accaduto nella lunga storia politica dei cattolici italiani.  Il senso dello smarrimento è ben reso da un editoriale di Giovanni Diamanti, pubblicato su Il Messaggero il 1 giugno scorso. Si cita una recente ricerca dell’istituto Piepoli, seconco cui “solo il 3% degli italiani afferma che il proprio credo religioso incida ‘molto’ sulle proprie opinioni politiche”. Il 25% dice che incide “abbastanza”. Da cui la conclusione: “Nel ‘partito dei cattolici’ solo un elettore su tre è condizionato dalla religione”. 

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La Iglesia en Bruselas: así se trabaja para influir en las políticas europeas

(Luis Rivas. Ecclesia).

El cristianismo no solo está en las raíces de Europa; también permanece en el corazón de las instituciones comunitarias. En el 19 de la plaza de Meeûs, en un edificio gris centroeuropa de seis plantas, con mansardas y balcones de forja, tiene su sede la Comisión de las Conferencias Episcopales de la Unión Europea —COMECE—, un organismo oficial constituido hace más de cuatro décadas como representación de la Iglesia católica en Bruselas. «La Unión Europea es algo muy especial: no es una federación ni una unión, sino una asociación en la que los Estados han cedido una parte de su soberanía. Por tanto, se requiere una entidad específica para relacionarse con ella, que va más allá de la representación oficial de la Iglesia universal en cada uno de los países miembros», explica Manuel Barrios, secretario general de COMECE. Nacido en 1962 en Madrid, se desempeña en esta labor desde 2019, y el pasado mes de noviembre fue reelegido para otros cuatro años en una Asamblea Plenaria constituida por obispos delegados de las respectivas conferencias episcopales. «Nuestra misión es seguir muy de cerca las políticas europeas que consideramos de interés para la Iglesia, como pueden ser, por ejemplo, el aborto, la maternidad subrogada, los flujos migratorios o el cuidado de la casa común, intentando contribuir», detalla. 

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Diplomazia pontificia, Gallagher a Strasburgo per il 75esimo del Consiglio d’Europa

(ACI Stampa. Andrea Gagliarducci).

Mese pieno di impegni per l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati: il 17 e il 18 maggio è stato al Consiglio d’Europa, per celebrarne il 75esimo anniversario, mentre il 30 maggio sarà a Zagabria, per celebrare la protettrice della città, la Madonna di Kamenita Vrata, e tenere una lectio magistralis all’Università Cattolica.

Ma sono molti i viaggi che il “ministro degli Esteri” vaticano ha compiuto negli ultimi tempi. E va considerato anche quello forse più significativo, che lo ha portato in Vietnam ad inizio aprile. Hanoi non ha piene relazioni diplomatiche con la Santa Sede, ma lo scorso anno si è arrivati al penultimo passo prima di stringerle, ovvero lo statuto di un rappresentante vaticano residente ad Hanoi, individuato nell’arcivescovo Marek Zalewski, nunzio a Singapore. Vietnam e Santa Sede hanno tenuto il 17 maggio l’XI tavolo di confronto, che ha stabilito la bontà delle relazioni tra i due Paesi e ha creato un precedente per il riconoscimento della Chiesa – dato non banale in un Paese ancora comunista e formalmente ateo come il Vietnam.

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‘Mass immigration affects not only the economy, but also our identity’

(Hungarian Conservative. Tamás Gyurkovits).

laams Belang (Flemish Interest), which strives for Flemish independence, is currently Belgium’s most popular party. However, according to Tom van Grieken, the leader of the party, it is not enough to win the opinion polls. He wants to win the elections. In an interview with Hungarian Conservative, the 37-year-old chairman said that if they reach 50 per cent of the vote together with other Flemish nationalist parties in the upcoming elections, they will put the issue of independence on the table and give the voters what they have longed for: an anti-migration and family-friendly policy.

On 9 June Belgium will hold federal and regional parliamentary elections simultaneously with the European Parliament elections. Tom van Grieken’s nationalist, anti-globalist, anti-immigration party, Vlaams Belang, is miles ahead of all other parties with less than a month to go before a general election, according to current opinion polls, and has become the largest party in Flanders, the wealthiest and most populous region, with polls showing it has at least 26–27 per cent of the Flemish vote. On a federal level, Vlaams Belang is not part of the seven-party Belgian government. Tom van Grieken, with whom we had the opportunity to talk at CPAC Hungary in Budapest, told Hungarian Conservative: the biggest problem is that while the Flemish people represent about 60 per cent of the Belgian population and pay 70 per cent of taxes, their voice is barely heard, so they don’t even have the opportunity to change the system that defines their everyday life.

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El SJR critica la propuesta de 15 países de la UE de externalizar la política de asilo

(Afa y Omega. Rodrigo Moreno Quicios).

Más de la mitad de Estados miembro ha pedido enviar a terceros países seguros tanto a los solicitantes de asilo como a quienes estén a la espera de ser devueltos a su país de origen.

La externalización de fronteras va en contra del compromiso que hemos firmado en la Convención de Ginebra de proteger a los refugiados», denuncia Alberto Ares, director del Servicio Jesuita a Refugiados (SJR) Europa, en conversación con Alfa y Omega. Critica así el llamamiento de 15 Estados miembros de la UE, encabezados por Dinamarca, para desarrollar la externalización de la política de migración y asilo y ante el que su institución se ha movilizado con la campaña Estimado Parlamento Europeo

Los 15 países europeos —más de la mitad del total— argumentan que el aumento «insostenible» de las «llegadas irregulares de migrantes» observado en los últimos años justifica pensar «fuera de lo común». «Si queremos seguir esforzándonos por romper las estructuras de incentivos que impulsan los movimientos migratorios irregulares y los viajes peligrosos hacia Europa, son necesarios esfuerzos complementarios», añaden.

La carta, fechada el 15 de mayo, pero hecha pública el pasado jueves, está dirigida a los altos funcionarios de la Comisión Europea. Además de Dinamarca, cuenta con el respaldo de Bulgaria, la República Checa, Estonia, Grecia, Italia, Chipre, Letonia, Lituania, Malta, los Países Bajos, Austria, Polonia, Rumanía y Finlandia, lo que refleja un consenso entre diferentes partidos.

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Migranti, proposta di 15 Stati Ue (Italia compresa) per creare hub in paesi terzi. Un azzardo costoso per aggirare i rimpatri al palo

(Il Fatto Quotidiano. Franz Baraggino).

Nonostante l’approvazione del Parlamento Ue del nuovo Patto migrazione e asilo, l’immigrazione rimane uno dei temi al centro della campagna elettorale per le elezioni europee, anche nei Paesi che il Patto avvantaggia, a differenza di quelli di primo ingresso come l’Italia che la riforma penalizza. Ma proprio perché sotto elezioni, sono in tanti a voler mostrare iniziativa, così la l’idea italiana dei centri in Albania fa scuola e 15 Paesi, compreso il nostro, hanno scritto una lettera alla Commissione europea per suggerire “l’esame della potenziale cooperazione con i Paesi terzi sui meccanismi di hub di rimpatrio, dove i rimpatriati potrebbero essere trasferiti in attesa del loro allontanamento definitivo”. La lettera è firmata da Paesi BassiAustriaPoloniaRomaniaBulgariaRepubblica cecaGreciaCiproEstoniaLituaniaLettoniaMaltaFinlandiaDanimarca e Italia. “Incoraggiamo – si legge – il rafforzamento degli aspetti interni ed esterni del rimpatrio, per arrivare a un’efficace politica di rimpatrio dell’Ue”.

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Menos discriminación pero más violencia y acoso contra las personas LGBTIQ

(La Razón. Antonio Sánchez Solís, Agencia Efe).

Un sondeo de la Unión Europea asegura que el 52% de las personas del colectivo que viven en la UE muestra abiertamente su orientación sexual o identidad de género, pero un 55 % de los encuestados declaró haber sufrido acoso en el último año. Las personas LGBTIQ se sienten menos discriminadas que hace cuatro años, pero sufren más ataques violentos y más acoso, especialmente los jóvenes, los trans e intersexuales, según una encuesta que publica este martes la Unión Europea (UE). Los datos de ese sondeo, realizado el año pasado entre más de 100.000 personas en los 27 países de la UE más Albania, Macedonia del Norte y Serbia, reflejan un paradójica situación: hay menos discriminación pero las agresiones y el odio han aumentado, especialmente hacia los más jóvenes.

Ese doble mensaje, que hay cierto progreso pero mucha tarea por hacer, es el que lanza la Agencia de Derechos Fundamentales (FRA) de la UE en el informe ‘La igualdad de las personas LGBTIQ ante una encrucijada: avances y retos’, que se publica hoy. Así, el 52 % de las personas LGBTIQ que viven en la UE asegura mostrar abiertamente su orientación sexual o identidad de género, en comparación con el 46 % del sondeo realizado en 2019.

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Intervista a un sacerdote specializzato in questioni europee

Crepaldi: l’europeismo è una ideologia da combattere

(Stefano Fontana. la Nuova Bussola Quotidiana).

Green Deal, attacchi alla proprietà privata, l’aborto fra i principi fondamentali, interferenze negli affari interni dei Paesi membri. E ora si vuole anche accelerare questo processo di centralizzazione. È un progetto, oggi impersonato da Mario Draghi, incompatibile con la visione cattolica. Parla mons. Giampaolo Crepaldi, che ha guidato a lungo la commissione Caritas in veritate del CCEE.

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What do Catholic bishops think about the European elections?

(Andrea Gagliarducci. Brussels Signal).

In the run-up to the European Parliament elections in June, Europe’s Catholic bishops have been far from silent.

Over the past few months, leaders of the Catholic Church have highlighted what they see as the major problems of the continent.

Of particular concern is a potential return to nationalism which, they fear, could block the great project of Europe’s founders.

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La lunga marcia per imporre l’aborto nella Carta dell’Ue

(La Nouva Bussola. Luca Volontè).

Giovedì 11 aprile al Parlamento europeo è previsto il voto sulla risoluzione che intende includere l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. La cui modifica richiede però l’accordo di tutti gli Stati membri. Una mossa, dunque, per accattivarsi il favore delle lobby abortiste e che giunge al culmine di una lunga serie di risoluzioni per imporre l’aborto in tutta l’Ue.

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