(Severino Dianich. Settimana).
Carissimi Andrea e Massimo,
mi è piaciuto molto il vostro bel litigare, sempre fecondo, quando l’animo è puro.
Caso mai è san Paolo che potrebbe fare obiezione. ma il discorso di Legrand mi sembra incontestabile: le stesse ragioni per cui nella società del suo tempo era bene che nell’assemblea cristiana non si desse parola alla donna, sono le ragioni per cui oggi è doveroso dargliela.
Ne va di mezzo quel che per la Chiesa deve contare più di ogni altra cosa, aprirsi le vie per l’evangelizzazione.
In quanto alla tradizione, forse non c’è altro argomento su cui si sia rivelata così mobile come nel caso della dottrina sull’Ordine.
Basti pensare che nelle prime generazioni il prete non poteva celebrare da sé l’Eucarestia, che poi almeno fino al Niceno II l’ordinatio absoluta fosse ritenuta invalida, che per Trento, almeno secondo molti dei Padri, l’episcopato non era di istituzione divina, che nel decreto dottrinale non compare la predicazione perché verrebbe dalla giurisdizione non dal sacramento, che l’episcopato non è un grado dell’Ordine mentre lo è il suddiaconato, che il Vaticano II ha sic et simpliciter abolito un grado dell’Ordine, appunto, il suddiaconato, e così via.