Le guerre e il debito estero massacrano i poveri. Bisogna dire basta. Due interventi di Francesco

(FarodiRoma. Sante Cavalleri).

Una preghiera dedicata “agli uomini che vogliono le guerre, per quanti le scatenano, le alimentano in modo insensato, le prolungano inutilmente e ne traggono cinicamente profitto” affinchè “Dio illumini i loro cuori”, e “ponga dinanzi ai loro occhi il corteo di sventure che provocano”. A elevarla è Papa Francesco a 80 anni dallo Sbarco in Normandia che avvicinò la fine della Seconda Guerra Mondiale. “Volere la pace non è viltà”, ma richiede il coraggio di saper rinunciare a qualcosa, chiarisce il Papa pregando per gli operatori di pace con l’auspicio che “opponendosi alle logiche implacabili e ostinate dello scontro, sappiano aprire cammini pacifici di incontro e di dialogo”. Nel messaggio a mons. Jacques Habert, vescovo di Bayeux, nella cui cattedrale autorità civili, religiose e militari si sono riunite per commemorare lo storico evento che, il 6 giugno 1944, contribuì in modo decisivo alla fine della Seconda Guerra mondiale e al ripristino della pace, Francesco evoca “il disastro rappresentato da quel terribile conflitto mondiale in cui tanti uomini, donne e bambini hanno sofferto, tante famiglie sono state lacerate, tante rovine sono state provocate”. Lo Sbarco fu un evento comunque tragico per le migliaia di vittime di quel giorno, che si aggiungono ai milioni del conflitto voluto da Hitler con la successiva complicità di Mussolini e dell’imperatore del Giappone. Una immensa carneficina che tuttavia nulla ci ha insegnato se siamo nuovamente a contare ogni giorno i morti a Gaza e in Ucraina. Ogni guerra è sbagliata: secondo Francesco “sarebbe inutile e ipocrita ricordarlo senza condannarlo e rifiutarlo definitivamente”, nel nome di quel “Mai più la guerra!” pronunciato da San Paolo VI all’Onu nel 1965.

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