(FarodiRoma).
Ci voleva Papa Francesco per svelare la verità del G7 svoltosi in Puglia e mostrare che il re è nudo, rompendo ogni consuetudine con l’andare a un convegno di Potenti. Nello sfarzoso scenario di Borgo Egnatia, che non è un borgo antico, ma un albergo di lusso edificato sugli scavi archeologici nel comune brindisino di Fasano, è andata in scena una finzione (non solo il borgo era finto), quella di un potere mondiale in capo a sette grandi potenze dell’Occidente (compreso l’orientale Giappone) che credono di avere in mano il mondo e di poterne disporre a proprio piacimento e soprattutto di rappresentarne il vertice di civiltà e di sapienza come se fossero il nuovo Celeste Impero. Invece sono capaci solo di officiare i decrepiti riti della guerra, portata fino alla soglia della guerra mondiale, perché la pace è “indecente” come titola a tutta pagina la Repubblica, e di vegliare sull’agonia di un mondo fuori controllo devastato dalla crisi climatica e ambientale. Un assortimento di debolezze è stato in realtà l’esibizione della potenza dei Grandi: c’era Biden che con gambe malferme e la sfida di Trump in America ha promesso futura sicurezza all’Ucraina per i prossimi dieci anni, di fatto accettando per l’oggi le conquiste russe del Donbass e della Crimea, cosa che quando è chiesta da Putin è definita come una “resa”: ma sono stati l’Ucraina e l’Occidente che hanno voluto che la partita si risolvesse non con il negoziato (come era stato fatto a Istanbul) ma con la guerra, e nella guerra c’è chi vince e chi perde, e la Russia, che doveva essere sconfitta invece l’ha vinta. C’erano Macron e Scholz che a loro volta si erano trovati con le urne piene di voti sovranisti e neo-nazisti di elettori che in Francia e Germania privilegiano gli orrori del passato rispetto alle presunte virtù democratiche dei signori della guerra di oggi. C’era la Meloni che usa le effusioni degli Ospiti estatici di fronte ai paracadutisti che scendono dal cielo con le loro bandiere, per rilanciare il mito dei Premier forti e insindacabili, dimenticando gli esempi in corso di governanti inamovibili e suicidi come Zelensky e Netanyahu. E prova di debolezza è stata anche la generale sottomissione agli interessi geo-strategici degli Stati Uniti, che prendendo Zelensky come mascotte e pifferaio tragico, ansioso com’è di intestarsi la fine del mondo, vogliono giocare la partita della sconfitta della Russia prima e della “competizione strategica” con la Cina poi (ma entro il prossimo decennio).
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