(Avvenire. Nello Scavo).
In un solo giorno papa Francesco ha dialogato con i capi di Stato di Paesi che contano oltre 2,3 miliardi di abitanti, quasi un terzo della popolazione della terra. Non tutti in sella, viste le recenti batoste elettorali incassate dal francese Macron, dal tedesco Scholz, fino a all’inglese Sunak e a Biden che si gioca la rielezione. E davanti a ciascuno Francesco ha percorso con le sue parole un atlante delle disuguaglianze lungo due direttrici opposte: la «cultura dell’incontro» come antidoto alla «cultura dello scarto». I colloqui si sono prolungati ben oltre il programma, con il pontefice che dopo alcuni scambi con il presidente turco Erdogan solo in tarda serata ha concluso i bilaterali con il presidente brasiliano Lula e l’americano Biden, dopo avere affrontato le leadership di quattro continenti. E davanti all’Occidente che affronta «l’eclissi del senso dell’umano», il Papa ha ricordato i nuovi rischi di «ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi».