Rifiutando la Chiesa visibile Viganò si scomunica da solo

(La Nuova Bussola. Luisella Scrosati).

Nel suo J’accuse l’ex nunzio apostolico disconosce l’autorità del Papa e quindi l’attuale gerarchia che (per quanto malmessa) è la sola esistente, trascinando centinaia di persone in uno scisma che egli stesso rivendica. Com’era prevedibile, dopo la convocazione di Mons. Carlo Maria Viganò da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede, l’ex-Nunzio ha risposto con un pesante J’accuse, evocando il noto J’accuse le Concile che Mons. Marcel Lefebvre scrisse nel 1976. Viganò ha esordito con un’affermazione che lo pone automaticamente al di fuori della Chiesa cattolica, a prescindere dalla sentenza che potrà venire dalla Santa Sede: «non riconosco l’autorità né del tribunale che pretende di giudicarmi, né del suo Prefetto, né di chi lo ha nominato». Il che significa la sua volontà di non essere in comunione con la Chiesa cattolica, nella sua attuale gerarchia. Che per quanto malmessa, per quanto comprensiva di persone obiettivamente non all’altezza e probabilmente anche indegne, rimane l’unica gerarchia esistente. E senza la gerarchia non si dà la Chiesa, almeno per come l’ha fondata Gesù Cristo.

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Il Papa, i comici e l’equivoco su Tommaso Moro

(La Nuova Bussola. Miguel Cuartero).

San Tommaso Moro è stato recentemente citato nel corso dell’incontro che il Papa ha svolto con i comici. Nota era la sua ironia, ma non fu l’ironia a farne un santo martire. Fare di lui un buffone non fa onore ad un uomo che in ogni momento ebbe, sì, la battuta pronta, ma che diede prova di una profondità e di una serietà senza uguali. Il 22 giugno la Chiesa ha ricordato i martiri inglesi Tommaso Moro, gran cancelliere del Regno d’Inghilterra, e John Fisher, vescovo di Rochester. Entrambi persero la vita per mano del re Enrico VIII a causa del loro rifiuto di firmare l’atto di Supremazia che sentenziava la separazione del Regno dalla Chiesa di Roma e l’insubordinazione al Papa. Tommaso Moro è stato recentemente, e più volte, citato nel contesto di un incontro avvenuto in Vaticano il 14 giugno tra papa Francesco e una delegazione di comici provenienti da tutto il mondo, in particolare dall’Italia. Un incontro organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione guidato dal card. José Tolentino de Mendonça con l’aiuto del sacerdote gesuita Antonio Spadaro, presenti, tra gli altri, all’incontro.

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Ruini e la Chiesa confusa che voleva salvare il salvabile

(La Nuova Bussola Quotidiana. Stefano Fontana).

Il progetto di Ruini voleva raccogliere i cattolici in una unità culturale pre-politica in modo che poi ognuno di essi la applicasse coerentemente nei diversi partiti. Era un progetto di una Chiesa confusa che cercava di salvare il salvabile. Ma era un sogno irrealizzabile. Lunga intervista del cardinale Camillo Ruini concessa a Francesco Verderami sul Corriere di domenica 16 giugno. L’analisi ha riguardato un lungo periodo, dal 1994 a quando nel 2007 Ruini lasciò la presidenza dei vescovi italiani. Crisi della DC, Tangentopoli, fallimento del nuovo Partito popolare, Berlusconi, Scalfaro, il convegno CEI di Palermo, la presenza dei cattolici nella cultura e poi tutti liberi in politica, la Margherita e Rutelli, il referendum del 2005 sulla fecondazione artificiale, il Family Day del 2007. Questi i temi dell’intervista, questi i personaggi raccontati con qualche aggiunta: Spadolini, che consigliava di non cambiare il nome da Democrazia Cristiana a Partito Popolare, Andreatta che Ruini annoverava tra i suoi amici, il Presidente Ciampi «persona intelligente e seria» di cui il cardinale fu pure grande amico. Di Scalfaro dice di essere rimasto sorpreso quando gli chiese di «aiutarlo a far cadere il governo Berlusconi». Di Rutelli parla bene perché dichiarò l’astensione nel referendum per la procreazione assistita. Di Berlusconi informa: «Non lo ritenevamo un pericolo».

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Il papa al G7, un’occasione persa

(La Nuova Bussola Quotidiana. Stefano Fontana).

Leri a Borgo Egnazia papa Francesco ha parlato di Intelligenza Artificiale (IA) ai Grandi del G7. Il suo discorso, con aggiunte a braccio, è stato più breve del testo che è stato distribuito. Questo infatti è corposo e articolato, con lunghe incursioni analitiche molto tecniche dentro i meandri della problematica dell’IA. Per il papa l’intelligenza artificiale nasce dallo slancio proprio dell’uomo verso l’”oltre”, come è già avvenuto per le altre invenzioni tecniche lungo la sua storia. Questa volta però c’è qualcosa di radicalmente nuovo: lo strumento è fortemente ambivalente (“affascinante e tremendo ad un tempo”), ha un impatto “cognitivo-industriale” dirompente che costruirà “un nuovo sistema sociale”, e soprattutto può avere una certa indipendenza dall’uomo applicando delle “scelte algoritmiche”. Il rischio è che l’uomo venga privato della sua capacità decisionale e, quindi, “condannato a dipendere dalle macchine”. Un caso-limite viene indicato nell’uso di “armi letali autonome” nei conflitti armati. Dopo essersi a lungo diffuso, nel capitolo “Il meccanismo basilare dell’intelligenza artificiale”, ad analizzare le principali possibilità ingegneristiche di sviluppo della IA e i timori che esse suscitano, Francesco propone due strade per affrontare il fenomeno e governarlo: la strada etica e quella politica. La prima via dovrebbe “mettere al centro la dignità della persona in vista di una proposta etica condivisa”. Qui egli ha esaltato l’evento del 2020 Rome Call for all Ethics che si proponeva di lanciare una “algoretica”, un’etica degli algoritmi fondata su dei principi condivisi.

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Gänswein nunzio a Vilnius, è quasi fatta

(La Nuova Bussola. Nico Spuntoni).

L’esilio di monsignor Georg Gänswein potrebbe finire presto. A Friburgo, diocesi originaria nella quale è tornato senza incarichi lo scorso luglio dopo che Francesco lo ha privato anche formalmente del ruolo di prefetto della Casa Pontificia a fine febbraio 2023, sono già pronti i bagagli del fedelissimo collaboratore di Joseph Ratzinger. C’è da scommettere che siano pieni di cappotti, guanti e altri vestiti pesanti: la sua prossima destinazione, infatti, è la Lituania. L’indiscrezione lanciata lo scorso aprile da Elisabetta Piqué, vaticanista molto vicina a Bergoglio sin dagli anni di Buenos Aires, ha trovato conferme anche in fonti vaticane da noi consultate. Salvo complicazioni dell’ultimo minuto, la nomina ufficiale non dovrebbe tardare troppo ad arrivare.

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Chesterton compie 150 anni, un antidoto contro il male dilagante

(La Nuova Bussola. Paolo Gulisano),

Il 29 maggio 1874 nasceva a Londra Gilbert Keith Chesterton, il grande autore cattolico che nei suoi romanzi scrisse le ragioni della Fede. E che oggi è più che mai attuale. Centocinquant’anni fa, il 29 maggio del 1874, nasceva a Londra Gilbert Keith Chesterton, un autore geniale di cui non si è mai detto abbastanza. Dopo un secolo e mezzo dalla sua nascita, Chesterton è più attuale che mai, con la sua difesa della ragionevolezza, con quell’uso magistrale del paradosso che sempre lo caratterizzò. Un paradosso mai fine se stesso, non un gioco intellettuale, ma un metodo per risvegliare la mente e la coscienza. Chesterton difese la bellezza della Fede, dell’annuncio della Salvezza che è una persona: Gesù Cristo. E lo fece con passione, con decisione, con simpatia, perfino. Fu veramente un Uomo Vivo, come dice il titolo di un suo celebre romanzo. Un cristiano controcorrente. E per questo dopo tanti anni è ancora attuale: perché il conflitto tra la Chiesa e il Mondo sta assumendo – negli ultimi tempi – dimensioni drammatiche. Quando Chesterton vi nacque, il 29 maggio 1874, Londra era la più grande, popolosa e importante città del mondo: il cuore e la mente della civiltà occidentale e dell’ordine da lei stabilito.  L’adolescenza di Chesterton corrisponde agli anni disperati e crepuscolari del simbolismo e del decadentismo, dei nazionalismi che portarono alla tragedia della Prima Guerra Mondiale e ai totalitarismi del XX Secolo.  Davanti al dilagare del male, l’opera di Chesterton è una sorta di medicina per l’anima, anzi, più precisamente può essere definita un antidoto. Lo stesso scrittore aveva in realtà usato la metafora dell’antidoto per indicare l’effetto sul mondo della santità: il santo ha lo scopo di essere segno di contraddizione e di restituire sanità mentale ad un mondo impazzito. «Ancora ogni generazione cerca per istinto il suo santo – aveva detto-, ed egli è non ciò che la gente vuole, ma piuttosto colui del quale la gente ha bisogno… Da ciò il paradosso della storia che ciascuna generazione è convertita dal santo che la contraddice maggiormente». Il modo con cui Chesterton riuscì a contraddire la generazione del suo tempo è stato  quello dell’essere felice. Una felicità autentica, che per essere tale non prescinde affatto dal dolore, dalla fatica e dalle lacrime.   

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E ai bambini il Vaticano offre il trasformista drag queen

(La Nuova Bussola. Andrea Zambrano)

Le parole del Papa sulla “frociaggine” mostrano che nella Chiesa l’omoeresia è dilagata. Fino ad arrivare anche ai bambini, ai quali vengono proposti anche spettacoli di trasformismo di un artista in abiti femminili. Come è successo sabato nel corso della Giornata Mondiale dei Bambini. 

Frociaggine in seminario? Fosse solo lì. La verità è che da ormai molto tempo la Chiesa è pervasa da un’ondata di omosessualismo che attraversa tutti gli ambienti. Il clamore delle parole del Papa sulla “troppa frociaggine nella Chiesa” non fa altro che rivelare al mondo che qualcosa della penetrante agenda omoeretica esplosa e favorita durante questo pontificato con cardinali e vescovi e preti protetti che hanno fatto carriera si è stabilmente insediato diventando costume. É il martellante, ossessivo e diabolico tentativo di accettare la tendenza, la pratica e la vita gay dentro la Chiesa. In fondo chiamarla frociaggine o più correttamente omoeresia è solo una questione di stile. Ma non è solo un fatto dei seminari. Attraversa tutto e va dalle veglie contro l’omotransfobia alle pubblicazioni sulla Bibbia queer; passa dalle benedizioni omo per approdare ai cammini dei gruppi di preghiera Lgbt per ridisegnare così una nuova teologia in chiave arcobaleno.

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La diga rotta. Fiducia supplicans e la lobby arcobaleno

(La Nuova Bussola Quotidiana. Stefano Chiapalone).

Se un tempo si temeva che i cavalli dei cosacchi giungessero ad abbeverarsi in piazza San Pietro, oggi cavalli e cosacchi rischierebbero di essere travolti con tutta la piazza da un’esondazione: non è il “biondo Tevere”, bensì la marea montante di lobby arcobaleno attive dentro e fuori il sacro recinto, evocata dall’immagine di copertina così come dal titolo del volume La diga rotta. La resa di Fiducia supplicans alla lobby omosessuale, di José Antonio Ureta e Julio Loredo, pubblicato dall’associazione Tradizione Famiglia Proprietà (TFP), con prefazione di mons. Rob Mutsaerts, vescovo ausiliare di ‘s-Hertogenbosch. A rompere la diga è stata la recente e controversa dichiarazione Fiducia supplicans (FS) del Dicastero per la Dottrina della Fede. Ma la struttura era minata da decenni, come spiega Julio Loredo a La Bussola.

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Il sindaco di Varsavia vieta le croci, anche sulle scrivanie

(Wlodzimierz Redzioch. la Nuova Bussola Quotidiana).

Il sindaco pro-Lgbt Rafal Trzaskowski ha ordinato la rimozione di croci, immagini di santi e altri simboli religiosi, non solo dai muri, ma anche dalle scrivanie dei dipendenti degli uffici di Varsavia. Un ordine che ricorda la dittatura comunista, contrario alla Costituzione.

Rafal Trzaskowski è un politico di spicco del partito Piattaforma Civica (PO) del primo ministro Donald Tusk. È sindaco della capitale polacca ed è stato candidato alla presidenza della Repubblica nelle recenti elezioni presidenziali (è stato sconfitto dall’attuale presidente Andrzej Duda). 

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A Roma il Crocifisso di Dalí, ispirato da Giovanni della Croce

(La nouva Bussola. Margherita del Castillo),

Da ieri e fino al 23 giugno, nella chiesa romana di San Marcello al Corso, l’esposizione del Cristo di Dalí. Esposta accanto anche l’opera di san Giovanni della Croce da cui l’artista catalano trasse ispirazione. La chiesa di San Marcello al Corso ha origini molto antiche: se ne fa cenno la prima volta in un documento ufficiale del 418, in occasione dell’elezione al soglio pontificio di Bonifacio I. Un incendio nel 1519 distrusse quel primitivo edificio e la ricostruzione venne affidata, negli anni, ad architetti del calibro di Jacopo Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane e Carlo Fontana. Loro compito fu ripensare, ricreare, definire le forme dello scrigno che contenesse la Croce miracolosa, unico oggetto sopravvissuto alla furia del rogo, con cui il popolo romano debellò la Grande Peste cinquecentesca, portando la stessa Croce in processione per le vie della città nonostante le avverse disposizioni delle autorità dell’epoca. Non poteva, dunque, essere selezionata scenografia migliore per accogliere il terzo appuntamento della rassegna I Cieli Aperti che, attraverso la bellezza, ha lo scopo di condurci verso l’apertura dell’imminente Giubileo del 2025. Due, a questo punto, sono i personaggi che entrano in gioco e accompagnano i fedeli visitatori lungo il percorso, non solo espositivo. Cominciamo dal più insospettabile, visto e considerato il contesto così sacro: Salvador Dalí, l’eccentrico e sovversivo maestro catalano, indiscusso protagonista dell’avanguardia surrealista, a tutti noto per le oniriche stravaganze tanto nella vita quanto nell’arte. È suo il dipinto scelto per questa occasione, fatto arrivare eccezionalmente dal Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow: un’opera che risale agli anni del secondo dopoguerra (precisamente al 1951) che vedono il pittore avvicinarsi, non senza un certo tormento, al cattolicesimo e a una fede mai veramente sentita ma di cui Dalí arrivò a riconoscere la ragionevolezza. Si tratta di una Crocifissione che sorprende per il punto di vista da cui il pittore osserva e registra la scena: non frontale e non, come di consueto, da sotto in su. Piuttosto dall’alto, dal cielo, quel cielo che la sua «anima ebbra d’assoluto ha cercato durante tutta una vita». È il punto di vista di Dio Padre, la cui presenza illumina la Croce e non solo quella perché, dal buio su cui si staglia il Figlio, i raggi cadono sulla terra sottostante, meglio, sullo specchio d’acqua dove una semplice imbarcazione e due pescatori rimandano, probabilmente, alla Chiesa e alla sua missione.

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Suore abusate da preti: una piaga nascosta da denunciare

(La Nuova Bussola Quotidiana. Nico Spuntoni)

Non c’è solo Rupnik: i casi di violenza di consacrati su suore sono un fenomeno nascosto che non si vuole denunciare. «Le suore avvicinano il pastore per un aiuto spirituale, poi subentra la manipolazione e molto spesso l’abuso spirituale e quello sessuale vanno di pari passo». La Bussola intervista suor Mary Lembo, che ha intervistato diverse suore, alcune delle quali hanno lasciato l’abito. 

Quando si sente menzionare la sporcizia nella Chiesa il pensiero va subito al capitolo degli abusi su minori commessi da sacerdoti. C’è però un capitolo meno conosciuto e forse più diffuso di quello che vede i più piccoli come vittime di preti infedeli: gli abusi sulle suore. L’uso dell’avverbio di dubbio è reso necessario dall’assenza di numeri precisi su questo fenomeno che in molti casi trae vantaggio da una distorsione del voto di obbedienza.

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Fosse comuni in Canada, smentita la bufala anticattolica

(Luca Volontè. La Nuova Bussola Quotidiana).

La scoperta di “fosse comuni” di bambini indigeni canadesi nella primavera del 2021 era una grande bugia per screditare la Chiesa cattolica. Tre anni dopo quelle segnalazioni, a causa delle quali 85 chiese hanno subito incendi e vandalismo, le fosse comuni non sono state trovate.

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Russia-Ucraina, sei punti fermi per comprendere la guerra

(La Nuova Bussola Quotidiana. Ricardo Cascioli).

Alcuni lettori hanno reagito criticamente alla diretta di venerdì scorso dedicata al conflitto Russia-Ucraina, perché non avremmo indicato gli USA come veri responsabili di questa guerra. È allora bene ribadire alcuni criteri di fondo per un giudizio serio sulla questione. Eccoli….

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Il primo “matrimonio” cattogay, frutto di Fiducia Supplicans

(Tommaso Scandroglio. La Nuova Bussola Quotidiana).

Messe in scena nella chiesa di St. Vincent de Paul, a Chicago, le prime “nozze” omosessuali in salsa cattolica: protagonisti padre Joseph Williams e due lesbiche (una metodista). Una conseguenza inevitabile di Fiducia supplicans.

Ed eccoci arrivati al primo “matrimonio” cattogay. Pure misto, dato che una delle nubende è di religione metodista. Gli attori di questa messa in scena sacrilega sono: padre Joseph S. Williams, parroco della chiesa di St. Vincent de Paul, a Chicago, nell’arcidiocesi retta dal cardinale Blase Cupich; Kelli Beard, ministro metodista; Myah Knight che si definisce come una «persona QTBIPOC», ossia una «persona queer, trans, nera, indigena di colore», che si concentra sulla «navigazione dell’identità sessuale e di genere». Nel 2022, ha lanciato un cosiddetto «gruppo di sostegno al trauma religioso».

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Riecco le veglie anti-omofobia, arma contro il Catechismo

(Ermes Dovico. La Nuova Bussola Quotidiana).

In vista della Giornata internazionale contro l’omofobia tornano le relative “veglie di preghiera” promosse da gruppi Lgbt, il cui vero fine è sovvertire l’insegnamento della Chiesa su omosessualità e transessualità. Con la complicità di alcuni vescovi.

Siamo a maggio, mese della Madonna, mese in cui molti santi, nei secoli, hanno onorato la Madre celeste con particolari fioretti e pratiche di pietà. Ma nella nuova chiesa – con la “c” minuscola – maggio sta sempre più diventando il mese delle veglie contro la cosiddetta omofobia: o, meglio, contro l’“omotransbifobia”, come si chiama oggi per essere ancora più inclusivi. Veglie che si tengono dal 2007, in date vicine alla Giornata internazionale contro l’omofobia (17 maggio), spesso prolungandosi fino a giugno. Mese che per la Chiesa è dedicato al Sacro Cuore di Gesù, mentre per la neo chiesa, assorbita dal mondo, è quello del gay pride. Come dire: una “fede” rovesciata.

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I titoli del Papa, il grande equivoco sul primato di Pietro

(Luisella Scrosati. La Nuova Bussola Quotidiana).

La reintroduzione per il papa del titolo “Patriarca d’Occidente” nell’Annuario Pontificio, unita al declassamento già consumato del titolo “Vicario di Cristo” appare come una mossa per compiacere gli ortodossi; ma si tratta di un errore storico e teologico.

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Intervista a un sacerdote specializzato in questioni europee

Crepaldi: l’europeismo è una ideologia da combattere

(Stefano Fontana. la Nuova Bussola Quotidiana).

Green Deal, attacchi alla proprietà privata, l’aborto fra i principi fondamentali, interferenze negli affari interni dei Paesi membri. E ora si vuole anche accelerare questo processo di centralizzazione. È un progetto, oggi impersonato da Mario Draghi, incompatibile con la visione cattolica. Parla mons. Giampaolo Crepaldi, che ha guidato a lungo la commissione Caritas in veritate del CCEE.

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