Note storiche, il Revisore Generale e la lotta alla corruzione in Vaticano

(Acistampa. Angela Ambrogetti).

Era il 2014 quando Papa Francesco con il Motu Propio Fidelis dispensator et prudens affidava al Revisore Generale l’incarico di compiere la revisione contabile dei Dicasteri della Curia Romana, delle Istituzioni Collegate con la Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Cinque anni dopo con un nuovo statuto il Papa indicava le funzioni e le competenze dell’Ufficio del Revisore Generale, quale Dicastero della Curia Romana, confermato dalla Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium che annovera l’Ufficio del Revisore Generale tra gli Organismi economici. Come si legge nelle Note Storiche dell’ Annuario Pontficio ” L’ufficio del Revisore generale attua con piena autonomia ed indipendenza le revisioni contabili dei bilanci individuali di enti e dicasteri che confluiscono nel consolidato della Santa Sede e del Governatorato della Città del Vaticano. Il compito più interessante riguarda la attività anticorruzione secondo la Convenzione di Mérida. Su richiesta del Consiglio per l’Economia o della Segreteria per l’Economia, e dei Responsabili degli Enti e delle Amministrazioni di cui all’articolo 1 dello Statuto del Consiglio per l’Economia o su iniziativa del Revisore Generale stesso, informato il Cardinale Coordinatore del Consiglio per l’Economia, svolge revisioni su situazioni particolari connesse a; anomalie nell’impiego o nell’attribuzione di risorse finanziarie o materiali; irregolarità nella concessione di appalti o nello svolgimento di transazioni o alienazioni; atti di corruzione o frode.

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