Francia. Roma blocca le ordinazioni dei preti tradizionali

(Silere non possum. Staff).

Mentre in numerose diocesi ci sono vescovi che affermano che “le unità pastorali e la chiusura di alcune parrocchie non sono il risultato di una mancanza di vocazioni ma la volontà di essere più uniti”, ci sono diverse comunità che non ottengono l’autorizzazione da Roma per poter procedere all’ordinazione presbiterale di quei giovani che si mettono a servizio della Chiesa di Dio. La lotta ideologica, come abbiamo spiegato in questo articolo, da parte di alcuni Dicasteri nei confronti di realtà legate alla Tradizione rischia di fare danni enormi alla Chiesa Universale. Se ci facciamo caso, non ci sono nel panorama italiano, vescovi che dicano con franchezza: “Sulle vocazioni sacerdotali stiamo sbagliando tutto”. No, guai a dirlo. La pressante preoccupazione di alcuni presuli è quella di coinvolgere i laici o, addirittura, ordinare uomini sposati. “Almeno diaconi”, si sente dire. Eppure, proprio Papa Francesco ha chiaramente spiegato nell’Esortazione Apostolica Querida Amazonia: «Nelle circostanze specifiche dell’Amazzonia, specialmente nelle sue foreste e luoghi più remoti, occorre trovare un modo per assicurare il ministero sacerdotale. I laici potranno annunciare la Parola, insegnare, organizzare le loro comunità, celebrare alcuni Sacramenti, cercare varie espressioni per la pietà popolare e sviluppare i molteplici doni che lo Spirito riversa su di loro. Ma hanno bisogno della celebrazione dell’Eucaristia, perché essa «fa la Chiesa», e arriviamo a dire che «non è possibile che si formi una comunità cristiana se non assumendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia». Se crediamo veramente che è così, è urgente fare in modo che i popoli amazzonici non siano privati del Cibo di nuova vita e del Sacramento del perdono.

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Concilio di Nicea. A 1700° anni dall’apertura, un documento della Commissione Teologica Internazionale

(Silere non Possum).

Un gruppo di teologi, guidati dal Reverendo Mons. Piero Coda, sta lavorando alla redazione di un documento che vedrà la luce all’inizio del 2025 in occasione del 1700° anniversario dell’apertura del Concilio di Nicea. Lo ha spiegato il segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale in un articolo apparso ieri sul quotidiano dello Stato della Città del Vaticano, l’Osservatore Romano.  La commissione fu istituita da San Paolo VI nel 1969 ed ha il compito di “studiare i problemi dottrinali di grande importanza, specialmente quelli che presentano aspetti nuovi, e in questo modo offrire il suo aiuto al Magistero della Chiesa, particolarmente alla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Dicastero ndr), presso la quale viene costituita”. La commissione ha come presidente il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. 

Attualmente è composta da 28 teologi:

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Il C9 riflette sul ruolo della donna e la tutela dei minori

(Silere non Possum).

Il 17 e 18 giugno si è tenuta la sessione del Consiglio di Cardinali a Casa Santa Marta. Erano presenti, con il Papa, i Cardinali che ne sono parte e il Segretario del Consiglio. Lunedì 17 i membri hanno approfondito la riflessione sul ruolo femminile nella Chiesa a partire dalle parole di tre donne. La mattina si è aperta con una introduzione della Rev.da Suor Linda Pocher, seguita dagli interventi di Valentina Rotondi, Professoressa presso la SUPSI di Lugano e Ricercatrice presso il Dipartimento di Sociologia e il Nuffield College dell’Università di Oxford e al centro NeuroMI dell’Università Bicocca di Milano, e della Professoressa Donata Horak, Docente di Diritto Canonico presso lo Studio Teologico Alberoni di Piacenza, affiliato alla Pontificia Università Angelicum.

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Concilio di Nicea. A 1700° anni dall’apertura, un documento della Commissione Teologica Internazionale

(silere non possum).

Un gruppo di teologi, guidati dal Reverendo Mons. Piero Coda, sta lavorando alla redazione di un documento che vedrà la luce all’inizio del 2025 in occasione del 1700° anniversario dell’apertura del Concilio di Nicea. Lo ha spiegato il segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale in un articolo apparso ieri sul quotidiano dello Stato della Città del Vaticano, l’Osservatore Romano. 

La commissione fu istituita da San Paolo VI nel 1969 ed ha il compito di “studiare i problemi dottrinali di grande importanza, specialmente quelli che presentano aspetti nuovi, e in questo modo offrire il suo aiuto al Magistero della Chiesa, particolarmente alla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Dicastero ndr), presso la quale viene costituita”. La commissione ha come presidente il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. 

Attualmente è composta da 28 teologi: S.E.R. Mons. Antonio Luiz Catelan Ferreira (Brasile); Rev.do Edouard Adé (Benin); Rev.da Suor Alenka Arko, comloy (Slovenia); Rev.do Yury Avvakumov (Germania – Ucraina); Rev.do Alberto Cozzi (Italia); Rev.do P. Peter Dubovský, S.I. (Slovacchia); Rev.do P. Jorge J. Ferrer, S.I. (Porto Rico); Rev.do Mario Ángel Flores Ramos (Messico); Rev.do P. Simon Francis Gaine, O.P. (Gran Bretagna); Rev.do Carlos María Galli (Argentina); Rev.do Gaby Alfred Hachem (Libano); Prof. Dr. Reinhard Huetter (Stati Uniti d’America); Rev.do Marek Jagodziński (Polonia); Rev.do P. Thomas Kollamparampil, C.M.I. (India); Rev.do Victor Ronald La Barrera Villarreal (Perù); Rev.do Karl-Heinz Menke (Germania); Rev.da Sr. Isabell Naumann, I.S.S.M. (Australia); Rev.da Sr Josee Ngalula, R.S.A. (Repubblica Democratica del Congo); Rev.do John Junyang Park (Corea); Rev.do P. Bernard Pottier, S.I. (Belgio); Rev.do Javier Prades López (Spagna); Prof.ssa Dr.ssa Marianne Schlosser (Germania); Rev.do Nicholaus Segeja M’hela (Tanzania); Rev.do P. Gabino Uríbarri Bilbao, S.I. (Spagna); Rev.do Philippe Vallin (Francia); Rev.do P. Etienne Vetö, I.C.N. (Francia – Stati Uniti d’America); Prof.ssa Dr.ssa Robin Darling Young (Stati Uniti d’America).

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Il Dicastero per il Culto Divino dice no al Vetus Ordo in cattedrale

(Silere non possum).

Negli scorsi mesi l’Arcivescovo di Melbourne, S.E.R. Mons. Peter Andrew Comensoli ha inviato al Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti una richiesta di un decreto, come previsto dal Motu Proprio Traditionis Custodes, che autorizzasse la celebrazione eucaristica con il Missale Romanum del 1962 in diversi luoghi dell’Arcidiocesi. 

La risposta del Segretario del Dicastero, Mons. Vittorio Francesco Viola, è emblematica e spiega chiaramente qual è il fine del Motu Proprio Traditionis Custodes, documentoche ha creato molta divisione all’interno della Chiesa Cattolica. Piuttosto che unire, infatti, si è scelto di procedere esacerbando le posizioni di chi interpreta in malo modo il Concilio Vaticano II e di chi addirittura lo disconosce. È sorprendente come Viola, formato alla scuola dell’Aventino, citi il Cerimoniale dei Vescovi per ribadire come “la manifestazione preminente della Chiesa locale (…) quando il Vescovo, come sommo sacerdote del suo gregge, celebra l’Eucaristia e in particolare quando celebra nella Cattedrale, circondato dal suo collegio di presbiteri e dai suoi ministri, e con la piena e attiva partecipazione di tutto il popolo santo di Dio”. Per fortuna, ogni tanto, qualcuno se ne ricorda. Il problema è che questo viene utilizzato per dire che la Messa antica non si può celebrare in cattedrale proprio perchè la celebrazione del vescovo deve essere esemplare. C’è da chiedersi: quindi, quando i vescovi celebrano secondo un rito non meglio precisato che vorrebbe scimmiottare quello di San Paolo VI, nessuno si scandalizza? Quando ci sono vescovi che commettono abusi liturgici e promuovo la sciatteria, nessuno osa scrivere due righe? 

Mentre Benedetto XVI tentò di far comprendere che questi due riti potevano convivere serenamente nella Chiesa – senza dimenticare che il pontefice tedesco aveva in cuore la speranza di vedere un nuovo rito che valorizzasse tutte le cose positive sia del vecchio messale che di quello nuovo – oggi, al contrario, si lavora per arginare coloro che sono legati a questo rito e se ne parla in termini di “rieducazione forzata”. 

È vero che ci sono alcuni gruppi legati al rito antico che sono legati solo alla forma, spesso criticano il Papa e disconoscono il Concilio Vaticano II ma è altrettanto vero che ci sono gruppi, certamente legati al rito nuovo, che parlano di: ordinazione delle donne (che è un delitto canonico), eliminazione del celibato sacerdotale, comunione ai divorziati e risposati e altre follie varie. Il problema, quindi, non è il rito in sé ma ciò che le persone professano, ma se ci mettiamo a fare le pulci alle convinzioni teologico-morali dei singoli, ci sarebbero da abolire innumerevoli riti. 

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Il Papa si rivolge ai parroci: «Diventate missionari di sinodalità». I preti sono stanchi delle chiacchiere

(Silere non Possum).

«Vi chiedo oggi di diventare missionari di sinodalità con i vostri fratelli parroci, una volta rientrati a casa: animando la riflessione sul rinnovamento del ministero di parroco in chiave sinodale e missionaria, promuovendo momenti di conversazione nello Spirito tra parroci, in presenza oppure online, sfruttando l’occasione di qualche incontro già organizzato, o organizzandone uno apposta. E poi vi chiedo di informare la Segreteria del Sinodo dei frutti di questi incontri, seguendo le indicazioni che vi saranno date. Rientrando a casa parlate di questa idea con i vostri vescovi e con le Conferenze episcopali, e dite pure loro che è un incarico che vi ha dato il Papa»

Con queste parole Papa Francesco si è rivolto ai sacerdoti che hanno partecipato – nelle scorse ore – all’incontro internazionale “I Parroci per il Sinodo”. Si trattava di un appuntamento previsto nel calendario organizzato dalla Segreteria del Sinodo.

Molti sacerdoti si stanno chiedendo da tempo quale sia il fine di questo Sinodo sulla Sinodalità. L’anno scorso abbiamo parlato di come vi sia una sottile intenzione di colpire il ministero ordinato e durante i tavoli di lavoro che si sono svolti nell’Aula Paolo VI ad ottobre 2023 questo è emerso con chiarezza. La piaga degli abusi sessuali ai danni dei minori ha da tempo aperto ad una lotta al presbiterato. Piuttosto che individuare il problema che porta all’abuso, si è scelto di utilizzare questo grave cancro per poter attaccare il sacerdote ed etichettarlo come “abusante”. Questo ci porterà presto ad un collasso perchè ci renderemo conto che se al posto del sacerdote metteremo il laico, questo abuserà del proprio potere proprio come il primo. Il problema, infatti, non è il sacramento ma la natura umana dell’uomo. 

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Vaticano. Entra in vigore il primo Regolamento sulla protezione dei Dati personali.

(Silere Non Possum).

Dall’11 febbraio 1929 lo Stato della Città del Vaticano ha trasmesso riverenza e timore al mondo intero. L’autorità pontificia ha sempre goduto di rispetto a livello internazionale e gli uomini di cui il Papa si è servito anche per legiferare all’interno delle sacre mura hanno dato prova di grande competenza e preparazione. Sarebbe sufficiente sfogliare il diario della conciliazione di Francesco Pacelli per comprendere quanto furono complesse le trattative per dar vita a questo “lembo di terra” utile a garantire “indipendenza e libertà” al Sommo Pontefice e alla Chiesa Cattolica. 

Durante il pontificato di Papa Francesco – Silere non possum ha dovuto denunciarlo più volte – tutto questo è un ricordo lontano. L’amministrazione della giustizia – vaticana e canonica – è divenuto il punto più critico dell’attuale pontificato. Rescritti segreti, leggi ad personam, modifiche della procedura penale in corso di causa, leggi inapplicabili, ecc… Tutto questo è il risultato di un nepotismo preoccupante che Jorge Mario Bergoglio ha riproposto qui dentro. La scorsa settimana è stato reso pubblico un decreto del Santo Padre Francesco datato 29 marzo 2022 ed entrato in vigore il 13 aprile 2022. A maggio 2024, ben due anni dopo, viene reso pubblico un decreto che modifica una legge importantissima come quella sul governo dello SCV. 

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Ucraina. I sacerdoti chiamati alle armi. La Santa Sede tace.

(Silere non possum).

Il 3 aprile 2024 si è svolto un incontro fra il presidente ucraino e una delegazione di vescovi della Chiesa cattolica latina e delle Chiese protestanti dell’Ucraina. Erano presenti: il vescovo di Kharkiv-Zaporizhsky Pavlo Honcharuk, il vescovo di Odessa-Simferopol Stanislav Shirokoradiuk, il vescovo di Kamianets-Podilskyi Leon Dubravskyi, il vescovo di Mukachevo Mykola Luchok, il vescovo di Kyiv-Zhytomyr Vitaly Kryvytskyi, e il presidente della Conferenza episcopale ucraina mons. Vitaly Skomarovskyi.

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Scandalo: Rupnik è ancora consultore del Dicastero per il Culto Divino?!

(Silere non possum).

Sfogliando l’Annuario Pontificio 2024, dove Silere non possum ha già fatto notare la presenza di un titolo in più per il Papa, è possibile imbattersi anche in tristi sorprese. 

Nella sezione dedicata al Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, infatti, è possibile trovare ancora il nome di P. Marko Ivan Rupnik S.I. Dovrebbe trattarsi di un errore – abbastanza grave visto l’eco mediatica che ha avuto questo caso – in quanto anche se fosse ancora consultore non dovrebbe essere più appellato come padre e non dovrebbe avere la dicitura S.I. cioè Societas Iesu in quanto è stato dimesso dall’ordine. Dovrebbe apparire come Rev. Rupnik Marko Ivan. 

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Vicariato di Roma. La nota dice il falso. Parlano i documenti

(Silere non possum).

Seppur Papa Francesco ha assicurato di aver “preso in mano la questione Vicariato di Roma”, all’interno del Palazzo Lateranense vi è chi è ancora convinto di agire indisturbato. Nelle scorse ore vi è anche chi ha accolto con favore – riferendo che sarebbe stato il modo per mettere a tacere Silere non possum – la notizia di un non meglio precisato intervento della magistratura vaticana. Come abbiamo spiegato, la Verità non ha padroni e pertanto continueremo a fare il nostro lavoro. Tornando al merito, sul quale il Vicariato non ha mai valuto dire nulla, dobbiamo constatare con rammarico che il 12 marzo 2024 padre Giulio Albanese ebbe a scrivere in una nota: «Solo dal giugno del 2023 il Vicegerente e l’Ufficio giuridico del Vicariato sono stati chiamati ad occuparsi di tali contratti e delle necessarie iniziative volte a una maggior tutela degli interessi dell’Ente proprietario (Ospizio Ecclesiastico dei Cento Preti)».

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Tentativi di intimidazione contro Silere non possum. L’ennesimo passo falso di Alessandro Diddi

(Silere non possum).

Da alcune ore questa redazione è stata contattata da giornalisti e lettori. I primi per chiedere conto di un non meglio precisato procedimento penale a carico del proprio direttore pendente innanzi al Tribunale del Papa. I secondi per esprimere la loro solidarietà e manifestare il proprio sostegno. Le informazioni che sono state divulgate ai media – e non all’interessato o a questa redazione – riguarderebbero una accusa per diffamazione, reato punito e previsto dall’articolo 393 e ss. cpv. 

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