Il papa al G7, un’occasione persa

(La Nuova Bussola Quotidiana. Stefano Fontana).

Leri a Borgo Egnazia papa Francesco ha parlato di Intelligenza Artificiale (IA) ai Grandi del G7. Il suo discorso, con aggiunte a braccio, è stato più breve del testo che è stato distribuito. Questo infatti è corposo e articolato, con lunghe incursioni analitiche molto tecniche dentro i meandri della problematica dell’IA. Per il papa l’intelligenza artificiale nasce dallo slancio proprio dell’uomo verso l’”oltre”, come è già avvenuto per le altre invenzioni tecniche lungo la sua storia. Questa volta però c’è qualcosa di radicalmente nuovo: lo strumento è fortemente ambivalente (“affascinante e tremendo ad un tempo”), ha un impatto “cognitivo-industriale” dirompente che costruirà “un nuovo sistema sociale”, e soprattutto può avere una certa indipendenza dall’uomo applicando delle “scelte algoritmiche”. Il rischio è che l’uomo venga privato della sua capacità decisionale e, quindi, “condannato a dipendere dalle macchine”. Un caso-limite viene indicato nell’uso di “armi letali autonome” nei conflitti armati. Dopo essersi a lungo diffuso, nel capitolo “Il meccanismo basilare dell’intelligenza artificiale”, ad analizzare le principali possibilità ingegneristiche di sviluppo della IA e i timori che esse suscitano, Francesco propone due strade per affrontare il fenomeno e governarlo: la strada etica e quella politica. La prima via dovrebbe “mettere al centro la dignità della persona in vista di una proposta etica condivisa”. Qui egli ha esaltato l’evento del 2020 Rome Call for all Ethics che si proponeva di lanciare una “algoretica”, un’etica degli algoritmi fondata su dei principi condivisi.

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