A 10 anni dall’inizio dell’occupazione jihadista, a Mosul sono tornate meno di 50 famiglie cristiane

(Agenzia Fides. Gianni Valente).

Mosul, 10 anni dopo. Era il 10 giugno del 2014 quando i miliziani jihadisti dello Stato Islamico riuscirono a fra sventolare le loro bandiere nere su tutta la seconda città irachena, mentre le truppe governative si ritiravano dalla metropoli.
Prima dell’arrivo dei jihadisti, a Mosul vivevano almeno 1200 famiglie cristiane.
Mosul è stata sottratta allo Stato Islamico dal 2017. Da allora, i cristiani fuggiti che hanno fatto stabile ritorno alle loro case sono pochissimi. “Sono circa 30-40 famiglie, spesso non complete. Molti sono anziani. Diverse famiglie vanno e vengono da altri posti, non rappresentano una presenza stabile e che si riesce a notare” conferma all’Agenzia Fides Paolo Thabit Mekko, Vescovo caldeo di Alqosh.
I giorni della conquista jihadista di Mosul vengono ricordati come l’inizio di un tempo pieno di traumi e dolore, che sembra aver mutato profondamente il profilo di una città un tempo descritta come luogo di convivenza tra diverse comunità di fede, compresa quella che viene riconosciuta come una delle più antiche comunità cristiane del mondo

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